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A capo

Communication

Imponderabile e soggettivo. Me verso San Paolo

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Pensiero resistente

 

http://www.youtube.com/watch?v=QAjtkyGVDxc

 

Pensiero resistente.

Quasi arrogante, fermo, duro ma senza essere rigido. In cerca di posti in cui

We won’t have to say goodbye

If we all go.

 

Pensavo ai luoghi della resistenza e a quante trincee ci siano intorno a noi.

Maybe things will be better in Chicago.

 

Potrebbe essere migliore, ma la differenza non sta nei luoghi forse. Sta nelle persone che hanno deciso di abitarli. Sono onde elettromagnetiche, gradazioni di energia riflessa sulla pelle diversa di tutti.

 

Penso alla resistenza.

Penso che si parla sempre troppo. E io divento sempre più silenziosa a guardarmi intorno e a sentire che tanti luoghi mi hanno abitata.

 

Il blu su un divano, le crostate all'albicocca, il miele delle api.

Sarebbe bello il mare tuo.

 

Le canzoni della resistenza e la dignità dei luoghi abitati. Sarebbe davvero necessario unirle insieme. Almeno una volta, rileggere il passato e fare un passo, azzardare qualche passo oltre la nostalgia.

La dignità è una parola che ha quasi perso la voce nella mia testa stamattina. Diventa solo il movimento di una preghiera, di noi che non preghiamo mai ma preghiamo comunque. Stamattina diventa nei miei occhi solo la bellezza che non si può dire, memoria viva di tutto quello che sappiamo, quando siamo qualcosa insieme.

Le trincee.

La nostra resistenza.

Lo studio accalorato, le mani nella pasta burrosa, le canzoni che ci mandiamo, la posta inviata, la luce delle stanze che ci trasforma proprio come quello stesso primo fascio di luce che colpì i nostri occhi un tempo.

 

Resistenza. Elettricità sulla pelle.

Scoperte rivoluzionarie.

Le nostre trincee, la solitudine dopo l'ultimo assalto della notte. Si è sempre soli, ogni volta, dopo un ultimoassalto sotto le stelle dove mandiamo i nostri sogni.

 

Qui non c'è un 25 di aprile.

Ma nel vedere e nel sentire la differente resistenza che si attua nelle mani delle persone e nelle varie trincee sparpagliate per il mondo, dico che We won’t have to say goodbye if we all go.

E che non è vero che maybe things will be better in Chicago.

 

Abitiamo i nostri luoghi, abitiamo i nostri amori, tutti. Le trincee abbattute. Le trincee che resistono agli assalti.

La solitudine dietro alle parole che si scrivono di mattina, ogni 25 aprile che viene. Ogni giorno che si alza il sole. Ogni est del nostro universo. Se riuscissimo solo a pensare che non siamo soli... che è possibile, e che tutto sta nel colore delle albicocche e del miele, memoria di un primo raggio di luce che ha colpito gli occhi e fatto partire il movimento, non soltanto del nostro cuore.

 

La resistenza prepotente.

La bellezza della nostra resistenza.

In ogni luogo che abbiamo abitato.

Il blu del divano e un mare possibile.

 

Si può essere silenziosi da qui, a guardare le sfumature diverse di resistenza.

E' una parola bella. Le tolgo il rumore dei più stupidi e dei più infelici, le tolgo la bugia per restituirle la dignità che merita. Da anni ormai. Da sempre potrei dire.

 

La resistenza attraversa le linee di ogni confine, le linee temporali di ogni secolo, vuole essere libera, senza bandiera, vuole solo abitare gli occhi dei passionari. Vuole la bellezza, la poesia. Vuole un mare che somigli al più bello dei nostri mari, il più bello dei nostri figli. Vuole le mani operose di Nazim quando – incarcerato e terrorizzato dall’idea di non vedere più Mehmet, il suo bambino – gli scrisse comunque, in una lettera piena d’amore e fiducia

 

credi al grano al mare alla terra

ma soprattutto all’uomo.


Dalla nostra trincea ogni giorno siamo ancora qui a chiederci come Nazim potesse credere nella vita, rinchiuso in un luogo di morte.

 

Non ci si può saziare del mondo

Mehmet

non ci si può saziare.

Non vivere su questa terra

come un inquilino

oppure in villeggiatura

nella natura

vivi in questo mondo

come se fosse la casa di tuo padre

credi al grano al mare alla terra

ma soprattutto all’uomo.


Nazim Hikmet uscì di prigione nel 1933, mentre fascismo e nazismo iniziavano la propria corrosione come un

cancro. Ostinato, scriveva versi di ispirazione antifascista, forse perchè anche a lui, come a tanti dei resistenti di oggi, la galera non aveva insegnato proprio niente.


I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi

quante volte hanno pianto davanti a me

son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,

nudi e immensi come gli occhi di un bimbo

ma non un giorno hanno perso il loro sole;

i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi

che s’illanguidiscono un poco, i tuoi occhi

gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:

allora saprò far echeggiare il mondo

del mio amore.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi

così sono d’autunno i castagneti di Bursa

le foglie dopo la pioggia

e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi

verrà giorno, mia rosa, verrà giorno

che gli uomini si guarderanno l’un l’altro

fraternamente

con i tuoi occhi, amor mio,

si guarderanno con i tuoi occhi.

 

Mi viene quasi da pregare. Da pregare i più di riuscire finalmente ad ascoltare e vivere così.

E mentre prego porto le mani alle orecchie. Fin qui arriva un rumore dai luoghi in cui oggi si festeggia, un rumore che stordisce ma non sa parlare.

Porto le mani alle orecchie e chiudo appena gli occhi.

Sì, mi ricordo. Si può smetterla con una nostalgia del passato che è solo un falso amore, un'ipocrisia, per quanto continui, imperterrito, violento e stupido, ad essere soltanto approssimazione. 

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