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A capo

Quello che ancora mi sbalordisce e mi rende entusiasta di essere qui è la diversità in cui ci si può imbattere nel corso di una giornata a Vira.

Oggi nei corridoi si sono incrociate persone di molte nazionalità: Italia, Stati Uniti, Panama, Spagna, Inghilterra... tutti insieme per conoscere dal vivo i veri protagonisti del progetto delle Plataformas dos Centros Urbanos e sorridere ai loro volti coraggiosi, ragazzi adolescenti che hanno dato vita a un sogno. 

Sono comunicatori, si mescolano alla gente delle loro comunità e ne diventano i protagonisti attivi, si impegnano per migliorarne il livello di vita, favorendo la costruzione di un ambiente che sia davvero garante dei diritti di infanzia e adolescenza.

Tra questi magnifici ragazzi che anch'io ho potuto conoscere da vicino, c'è pure chi racconta di mettersi ogni giorno un naso di gomma rosso per fare il pagliaccio nelle strade, e mescolarsi tra i bambini nelle piazze, scherzare con loro, farli ridere, farli giocare.

''Questo per me è essere un comunicatore''.

Durante l'incontro, eravamo tutti seduti in cerchio. Siamo partiti dalle presentazioni... poi è seguito uno scambio paritario tra giovani e adulti, in cui tutti volevano conoscere tutto, confrontarsi, scambiarsi i 'come' e i 'da dove'. Qualche volta abbassavo la testa e sorridevo, accorgendomi perfettamente quanto fosse facile e soprattutto naturale per quei garotos chiedere per sapere. 

Pensavo forse che se per loro nel mondo esistessero più occasioni, più spazi, più ricerche in cui si lavora con passione e amore per la bellezza, l'energia, il sogno e la vitalità, allora potrebbe essere garantito a tutti il diritto di rimanere bambini, crescendo.

Quando sono partita dall'Italia, non sapevo a cosa andassi incontro. Ma di una cosa ne ero certa: che l'essenza di un essere umano è la stessa in ogni angolo di terra.

La ricerca va avanti. Le idee si accrescono e si allungano, come capelli lucidi che scendono sulle spalle.