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Imponderabile e soggettivo. Me verso San Paolo

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Alcune storie

Eduardo Galeano mi raccontò alcune storie. Dopo mi addormentai e sognai di svegliarmi.

Lo saluto da qui: sarà veloce l'arrivo. Montevideo està perto.

 

 

Storia dell'ombra”

Il primo sapore che ricorda è quello di una carota.

Il primo odore, un limone tagliato a metà.

Ricorda di aver pianto quando scoprì la distanza.

E ricorda che una mattina ci fu la scoperta dell'ombra.

 

Quella mattina lui vide ciò che fino ad allora aveva guardato senza vedere: attaccata ai suoi piedi giaceva l'ombra, più lunga del suo corpo.

Camminò, corse. Ovunque andasse, in qualunque posto, l'ombra persecutrice andava con lui.

Voleva togliersela di torno. Voleva calpestarla, prenderla a pedate, colpirla, ma l'ombra, più rapida delle sue gambe e delle braccia, lo schivava sempre. Voleva saltarle addosso, ma lei lo precedette. Girandosi bruscamente, riuscì a togliersela dal davanti, ma quella gli ricomparve didietro. Si appiccicò al tronco di un albero, si rannicchiò contro la parete, si mise dietro la porta. Dove lui cercava di perdersi, l'ombra lo ritrovava.

 

Alla fine, riuscì a staccarsene. Fece un salto, si gettò sull'amaca e si separò dall'ombra.

Lei rimase ad aspettarlo.

 

Più tardi venne a sapere che le nuvole, la notte e il mezzogiorno sopprimono l'ombra. Venne anche a sapere che l'ombra torna sempre, portata dal sole, come un anello in cerca del dito o un cappotto che sta per essere indossato dal corpo.

Finì per abituarsi.

 

Quando crebbe, l'ombra crebbe con lui ed ebbe paura di rimanere senza di lei.

 

Il tempo passò. Adesso, che si sta rimpicciolendo, alla fine dei suoi giorni, ha paura di morire e di lasciarla sola.

 

 

Storia dell'uomo che lassù in cielo amò una stella e fu da lei abbandonato”

C'erano furti, ma non c'erano ladri nella valle del Cuzco.

I furti avvenivano durante la notte, nell'orto che aveva le migliori patate. Il padrone vegliava, passava tutta la notte senza chiudere occhio, ma a un certo punto gli si chiudevano le palpebre e proprio in quel momento sparivano le patate, lasciando buchi recenti nei solchi.

Una notte l'uomo si appostò. Fece finta di dormire comodamente nella piantagione e, mentre russava, con un occhio spiava. E così passarono le ore, e quando ormai non mancava molto all'alba uno splendore violento lo fece sobbalzare.

 

Lo spavento di tanta luce lo accecò.

Non erano ladri: erano ladre.

A manate riuscì a catturarne una. Le altre fuggirono a raffica verso il cielo e là in alto restarono, illuminando il termine della notte.

La stella prigioniera promise di restituire tutte le patate, e supplicò:

- Non obbligarmi a vivere sulla terra -.

Ma lui non la lasciò andare. Coprì con vestiti di lana la sua luminosa nudità e la chiuse in casa sua.

Quando fu l'ora, ebbero un figlio, che morì alla nascita.

 

Una sera, al tramonto, in un attimo di distrazione, la stella scappò in cielo. Grazie al condor, l'uomo potè seguirla.

L'uomo e il condor invecchiarono durante il tragitto e avevano secoli d'età quando il viaggio terminò. Tuttavia, appena arrivati, si immersero nel lago del tempo e, nuotando, riemersero giovani.

Allora lui si mise a percorrere la splendente bruma della Via Lattea. Lungo il cammino riconobbe la sua stella e la supplicò di lasciarlo restare.

 

Vissero insieme in un nascondiglio del cielo.

A ogni tramonto lei se ne andava con le sue sorelle a illuminare la notte dell'universo. E all'alba tornava, portando alimenti terrestri che trovava introducendosi nei granai del sole e della luna.

Fu così fino a che non potè mai più essere.

Una mattina la stella non arrivò e non arrivò mai più, e l'uomo vagò nella fredda nebbia celeste, affamato e solo, gridando il suo nome.

Il condor lo riportò a terra, e sulla terra morì di dolore.

 

Non potè raccontare nulla. Dalla sua bocca, che non apriva nemmeno per mangiare, non uscì nemmeno una parola. Forse perchè era molto scosso, o era letteralmente distrutto; o forse perchè sentiva che qui sulla terra avrebbero considerato la sua storia come un'evidente menzogna o come l'allucinazione di un povero mortale che si credeva dio sul trono del regno della notte.

In quanto a lei, gli stellologi non sono d'accordo. C'è chi dice che il suo amore si disamorò e c'è chi dice che non bisogna chiamare amore ciò che fu pietà o curiosità.

Alcuni sostengono che lei respinse l'uomo perchè non voleva vederlo morire. Secondo questi studiosi, le stelle non capiscono la nostra abitudine di vivere solo per un momento, e non capiscono nemmeno i nostri folli desideri di salire in cielo: non sanno nulla le stelle dell'umano morire, ma sanno che oltre le nuvole la gente non può rinascere nei figli che ha, né nelle patate che pianta, né negli amori che lascia.

Altri ritengono che fu un addio obbligato. Il sole e la luna avrebbero avvisato la stella che doveva cercarsi un'altra galassia dove vivere con l'intruso. Così non si poteva andare avanti: a ogni lite coniugale, l'uomo invecchiava di cento anni e lei rimaneva completamente al buio. E' vero che poi, quando entrambi si perdonavano la stupidità di odiarsi, lui recuperava il secolo consumato e lei moltiplicava lo splendore, ma la pace del firmamento non poteva permettersi quei soprassalti. E fu allora che, a quanto sembra, i padroni del cielo decisero di rinunciare alle patate, che a loro piacevano tanto, e il cammino verso la terra fu cancellato per sempre.

 

La stella si pentì di aver obbedito all'ordine che la condannava alla solitudine. Lo afferma uno studioso che ha trascorso la vita fotografando le stelle cadenti. Lui è sicuro e dice di averne le prove: : le stelle cadenti sono tutte uguali, perchè sono tutte la stessa. Quell'unica luce, errante e incerta, è la stella che un tempo conobbe il pericolo e la gioia dell'abbraccio umano, e si spaventò, fuggì, fu inseguita e ritrovata. Da allora il suo corpo muto, che cantò per l'uomo, seppe che era nato per essere due o per non essere, e adesso vaga volando senza meta, nella notte, alla ricerca della via perduta per questo mondo.

 

 

Finestra sulla memoria”

Chi nomina, chiama. E qualcuno accorre, senza aver preso appuntamento, senza spiegazioni, al luogo dove il suo nome, detto o pensato, lo sta chiamando.

Quando questo accade, si ha il diritto di credere che nessuno se ne va del tutto finchè non muoia la parola che, chiamandolo, lo fa ritornare.

 

 

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